Sintomi di stanchezza

Sintomi di stanchezza

In questo periodo di Covid- 19 molte persone accusano sintomi di spossatezza, di svogliataggine, di passivismo o di abulia.

Spesso questi sintomi sono persistenti e sono percepiti da molte persone da parecchi mesi  cosicché uomini e donne di tutte le età cominciano a preoccuparsi.

Il medico di famiglia, molto impegnato in queste settimane, dopo aver controllato la pressione arteriosa, domandato se la stanchezza risulta persistente, prescrive esami affinché venga scongiurata qualunque forma di anemia, carenza di ferro nelle donne, che non vi sia diabete o ipoglicemia.

Si cerca di esaminare il funzionamento della tiroide e poi se c’è insufficienza epatica o renale.

A questo punto occorrerebbe esaminare situazioni connesse a patologie cardiache, della respirazione o anche reumatiche.

Ma forse si può pensare anche a stati depressivi.

Mai come in questo periodo un po’ tutti noi sperimentiamo uno stato di incertezza.

L’incertezza crea tensione perché ci si aspetta qualcosa che è perturbante e che non si sa quando verrà.

La tensione genera distress, quella reazione fisiologica parossistica che coinvolge tutto l’organismo seppur non sempre appare a prima vista perché non sempre lo stress è associato ad attività frenetiche di adrenalina e dopamina. Lo stress può essere presente anche in uno stato fisiologico di passività che include intense fantasie consce e inconsce negative.

In questa epoca ormai cominciata da un anno, non sembra che vi sia qualcosa di certo su cui contare se non la speranza che il tunnel delle varie perdite e rinunce finisca presto.

L’incubo delle prigionia generalizzata, rinforzata dalle continue privazioni sociali e di contatto fisico, resiste ancora di fronte alla speranza secondo la quale la vita riprenda anche se non si sa come.

Per molti la riduzione o addirittura la perdita del lavoro rappresenta una tragedia che colpisce come un fulmine a ciel sereno e che interrompe ogni progetto, proprio quando per alcuni già in difficoltà ancor prima del Virus distruttivo, poteva essere difficile realizzare un vero progetto di vita.

L’incertezza si somma a un’incertezza magari già presistente, così come il virus causa morte laddove esistevano gravi malattie pregresse.

Il ritorno di Decreti e Ordinanze sembrano confermare il temibile vissuto secondo il quale non si può più contare su punti fermi, sia esterni sia interni poiché la libertà individuale attraverso la quale ci si sente protagonisti, è nuovamente sottratta e perché il pericolo per la propria salute è sempre fuori dalla porta di casa.

Per alcuni la vita quotidiana si è trasformata a causa dell’improvviso impoverimento, in una lotta per la sopravvivenza.

La Pandemic Fatigue è pertanto uno stato di stanchezza e di oppressione del corpo e dell’anima che si può comprendere come un misto di sensazioni e di emozioni represse tra impotenza e rabbia, solitudine e depressione.

La depressione spesso si manifesta con la sindrome della capanna, che prende alcune persone che si gettano e s’addormentano di colpo supino sul divano o nel letto e tendono a racchiudersi ancora di più passivamente in casa come in un guscio virtuale che nell’immaginazione appare protettivo, poiché scongiura il pericolo rappresentato dal fuori casa. Altre persone al contrario esplodono come soffocate in uno stato claustrofobico ed escono di casa anche trasgredendo le normative.

La fascia degli anziani si sente forzatamente isolata: molti figli e nipoti si guardano bene dal visitare i parenti più deboli per non alterare il loro ambiente mantenuto illibato dal virus.

Oggi buona parte della popolazione teme di ammalarsi e per fortuna si protegge correttamente, ma la stanchezza e la sfiducia rischia di compromettere la sicurezza per rabbia e ribellioni.

Bisogna anche riconoscere che l’angoscia accompagnata da panico non giova alla salute della gente sia mentale ma anche fisica. Il sistema immunitario perde un po’ la sua efficienza e il rischio di ammalarsi anche di altre patologie tende ad aumentare in chi è depresso.

E’ bene che la demotivazione e sfiducia dovuta alla stanchezza di parte della comunità non porti a sottovalutare le misure protettive e preventive che invece sono da mantenere in modo corretto.

Da sempre le pandemie sono state più o meno ben controllate usando un‘intelligente distanza fisica e facendo attenzione alle dinamiche delle infezioni, per combattere le quali è necessario adottare le regole dell’igiene. L’uso della mascherina è diventata importante perché la demografia mondiale sembra abbia raggiunto quasi il numero di 8 miliardi di persone.

Tuttavia la distanza fisica è insostenibile in alcune circostanze della vita quotidiana considerando che l’economia per appagare i bisogni di tutti sarebbe basata prevalentemente sulla produzione veloce e sul consumo ancora più veloce da parte delle popolazioni, quindi con un lavoro di squadra che presuppone la vicinanza fisica.

Consapevoli di tutto ciò occorre non scoraggiarsi e considerare che il vaccino potrebbe portarci alla cosiddetta e auspicata immunità di gregge che in futuro potrebbe farci vivere il Covid-19 come una già incontrata e semplice influenza di sempre sebbene con le sue continue varianti.

Roberto Pani
Specialista e professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia
Alma Mater Sudiorum Università di Bologna,
Psicoterapeuta e Psicoanalista
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